INTERVISTA
CON TIM RUSS
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In questa intervista. risalente all'inizio della seconda stagione di Voyager che stiamo per vedere in Italia. Tim Russ ci parla del suo rapporto con il personaggio che interpreta

Dalla 'bibbia' di Voyager:
L'ufficiale Tattico della Sicurezza vulcaniano è avanti con l'età, ha 160 anni (60 in termini terrestri), ma è in forma quanto un uomo con la metà dei suoi anni.
E' una potente combinazione di maturità, saggezza ed esperienza, ma anche vitalità. La sua equanimità e la pazienza vulcaniana gli sono utili nel ruolo di paciere a bordo, ma è il suo ruolo non-ufficiale che lo lega maggiormente agli altri membri dell'equipaggio. La sua presenza paterna è di conforto per molti, in particolare per la giovane e testarda B'Elanna.
Sposato da giovane, ha 4 figli (tre dei quali nella Flotta), ed è sopravvissuto a sua moglie, morta ormai da ben 90 anni.
Lavora con Janeway da molto tempo, si conoscono bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro, venuto con il tempo e l'esperienza. Lei si appoggia a lui in caso di bisogno; lui si rivolge soltanto a lei quando si trova in difficoltà.


Nel turbinio di lunghi orari sul set, obblighi pubblicitari e convention Trek, Tim Russ trova difficile credere che sia passato solo un anno da quando è stato scelto come Tuvok, il confidente vulcaniano del Capitano Janeway. Per il trentanovenne, l'anno passato è volato via, tanto è stato assorbito dall'interpretare e rappresentare un vulcaniano in Star Trek: Voyager.
"Il tempo è passato in modo incredibilmente veloce da quando abbiamo cominciato a girare, anche perché le giornate sono lunghissime. Parlavo con Roxann Biggs Dawson, che impersona B'Elanna Torres: abbiamo fatto i provini lo stesso giorno, fummo scelti pressoché nello stesso momento, e anche a lei sembra che tutto sia successo tantissimo tempo fa."
Il personaggio di Tuvok fu creato in parte per dare al pubblico un alieno 'familiare' tra i tanti stranieri che Voyager incontra nel Quadrante Delta. Ben consci delle difficoltà che qualsiasi attore avrebbe trovato nel seguire la strada tracciata da Leonard Nimoy, i creatori della serie cercarono di dare un nuovo taglio ai Vulcaniani che già conoscevamo.
Proprio come il Tenente Worf di TNG ha allargato il background dell'Impero Klingon, introducendo una varietà di colori della pelle, così il Tenente Tuvok ha fatto per i Vulcaniani.
"Ci siamo tolti lo sfizio di fare, con lui, un Vulcaniano nero," spiega Jeri Taylor. "Avevamo appena usato un romulano nero in TNG (in La Pegasus), e abbiamo pensato che fosse un tocco interessante. Soltanto dopo abbiamo scoperto di non essere i primi. Nel terzo film c'era una sacerdotessa vulcaniana nera: era quindi già stabilita l'esistenza di diversi colori di pelle su Vulcano."
Con Russ, i produttori hanno trovato non soltanto un attore articolato e cerebrale, ma anche una gran quantità di conoscenze sui Vulcaniani: Russ è l'unico membro del cast di Voyager ad essere fan, da lungo tempo, della serie Classica, e non è uno sconosciuto ai provini di Star Trek. Diversi anni fa fu finalista per la parte dell'ingegnere Geordi La Forge: Rick Berman l'aveva preferito a LeVar Burton, ma Gene Roddenberry, che aveva il potere decisionale, preferì LeVar. Berman non dimenticò Russ, e prese il giovane attore sotto la sua ala, facendogli ottenere la parte di un Klingon nell'episodio di DS9 Il simbionte. Fece persino il provino per la parte del dottore per l'episodio pilota di Deep Space Nine. quando per quel ruolo era previsto un nero, e fu poi scartato quando venne scelto un afroamericano per la parte di Sisko. (Il ruolo del medico andò a Siddig El Fadil). Durante una piccola parte nel film Generazioni, Berman disse a Russ che lo voleva per un provino di Voyager.
"Pensavo fosse una buona idea essere disponibile per una cosa del genere," spiega Russ. "L'unico modo per farlo era di non accettare altri lavori che potessero incrociarsi in quel periodo. Non è come se fossi una celebrità, qualcuno che sarebbero disposti ad aspettare nel caso fossi occupato. Così non presi alcun lavoro per circa tre mesi. Non ho fatto nessun provino che potesse tenermi occupato a girare in quel periodo: era un rischio calcolato, per una possibilità di carriera. Il mio manager ed il mio agente mi hanno quasi sempre appoggiato perchè sapevano che questa poteva essere un'opportunità importante."
Il rischio era di barattare un paio di mesi da disoccupato in cambio di diversi anni di quel lavoro continuativo che le serie di Star Trek inevitabilmente garantiscono. Ma le speranze sembrarono affievolirsi quando i requisiti vennero distribuiti agli agenti. "Quando il profilo del personaggio fu noto, capii che il ruolo non era adatto a me," continua l'attore. "Me lo aspettavo. Cercavano un uomo più vecchio fin dall'inizio. Credo avessero in mente una persona specifica, Robert Guillame. Questo è ciò che ho sentito: lui piaceva a qualcuno. Così non c'era nulla per me, tra i ruoli disponibili. Ho aspettato un paio di settimane, ho letto qualche altro copione che poteva interessarmi, e intanto speravo in qualche parte minore, magari un personaggio ricorrente che mi permettesse di entrare comunque nella serie. Ma dopo due settimane entrai nell'ufficio del mio agente - è successo veramente -e gli dissi che volevo andare avanti, lasciare tutto alle mie spalle. Ci avevo provato, ma adesso dovevamo accettare qualsiasi altro lavoro disponibile. Incredibilmente, mentre uscivo dal suo ufficio, la segretaria arrivò e disse che avevano chiamato dal set di Voyager per offrirmi un provino."
"Nel caso di Tuvok, avevamo creato un personaggio per un uomo più vecchio," ci fa notare il produttore esecutivo Michael Piller, "Un Vulcaniano anziano, con un carico di esperienza e di vita vissuta attraverso il quale poteva aggiungere una voce che fosse 'fuori dal coro'. Non avevamo mai inserito in una parte regolare un uomo anziano, e credevamo fosse una buona idea. Eravamo sicuri di volere un afro-americano nella parte, ma nessun candidato risultava chiaramente 'Vulcaniano'. Poi Rick disse, "Vorrei che tu vedessi quel tizio che arrivò secondo nella scelta per Geordi La Forge, si chiama Tim Russ." Cosi Tim entrò nella stanza, ed era un Vulcaniano. Era così semplice: somigliava ad un vulcaniano, parlava come un vulcaniano, era un vulcaniano. Non dovemmo andare oltre: fu semplicemente chiaro."
Jeri Taylor, co-creatrice della serie insieme a Berman e Piller, aggiunge: "E stato detto che facevamo provini a uomini bianchi intorno ai 60 anni per Tuvok: questo non è vero. È sempre stato inteso come un personaggio nero e anziano. Non siamo riusciti a trovare questo personaggio nelle persone che abbiamo chiamato e decidemmo di abbassare il limite d'eta. Tim Russ fu uno dei primi ad essere chiamato, ed era così adatto che abbiamo abbandonato la ricerca di uomini più vecchi."
Russ è giustamente filosofico a proposito della riuscita del suo rischio calcolato'. "Non c'erano garanzie, e non ci sono spiegazioni per buona parte di quello che è successo. L'unico modo che hai per essere sicuro di non vincere è scendere dal cavallo. Devi restare in sella: più a lungo resti a cavallo, più bravo diventi nella gara. Qualche volta arrivi primo, ma la vincita non è così alta. Altre volte arrivi secondo o terzo. Una volta ti può capitare il jackpot."
Non c'è dubbio che l'amore e la familiarità di Russ per Star Trek, in particolare per la serie classica, l' abbiano aiutato nel provino. Era pratico della dizione e nei manierismi con i quali Nimoy aveva creato Spock. Russ aveva già alle spalle le ore e ore di visione e studio che un attore normalmente avrebbe dovuto fare per diventare abile nel linguaggio del corpo e nella dizione necessari - semplicemente crescendo con la serie.
"Lo facevo senza volere da un paio di decenni," ci spiega, "Leggevo persino i racconti basati sulla serie classica. C'è un certo ritmo, una qualità nell'uso dei dialoghi di Spock, una certa formalità, eppure non è mai monotono. Lui parla in maniera analitica, senza fronzoli, non viene infastidito da influenze emozionali, né buone, né cattive, nè da altre persone: è così che lo lessi quando provai la parte. Cercavo di tenere in mente tutto il possibile su come Nimoy recitava il suo personaggio, e feci la stessa cosa. In quel momento non potevo concedermi il lusso di aggiungere tocchi personali o guizzi di fantasia: avrei potuto provare, ma avendo rischiato tanto fino ad allora, decisi di non farlo. Altri fattori che hanno influenzato la scelta penso siano stati la corporatura simile, sottile, quasi da nuotatore, l'altezza e la qualità della voce. Questi sono fattori genetici, non potevo alterarli."
Russ capì immediatamente che il ruolo di un Vulcaniano in Star Trek è definito dalla storia: ci si aspetta da Tuvok lo stesso livello intellettuale, di saggezza e imparzialità, che Spock dava a James T. Kirk. Come si poteva quindi rendere Tuvok una persona separata, diversa dal suo famoso predecessore?
Nel processo di definire Tuvok e distinguerlo da Spock, Russ fece capire che poteva 'parlare Trek' quanto tutti loro:
"Dato che Spock era mezzo umano doveva compensare troppo," fece notare, "Era su un pianeta dove tutti gli altri erano aperti, ma lui non poteva esserlo. Per potersi inserire - pensiamo alle pressioni che tutti i ragazzi sopportano per essere come gli altri - aveva dovuto 'sopprimere' la sua parte umana. Invece il mio personaggio è totalmente Vulcaniano: sono in pace con me stesso, posso provare e fare quello che voglio. Una delle differenze tra me e Spock è che Tuvok ha una famiglia: ha una moglie e quattro figli. Credo che questo l'abbia cambiato in qualche modo, così come cambia un essere umano; gli fa vedere il mondo in maniera diversa. Inoltre, penso che il mio personaggio abbia un pochino più di sensibilità - una frazione soltanto - e di comprensione verso gli Umani con i quali lavora, in particolare con il Capitano Janeway.
"Credo che il personaggio di Spock fosse un po' più vecchio di me. Gli darei 10 o 20 anni in più. Con il passare del tempo, le esperienze che ha avuto lo hanno reso una persona molto diversa. Questo lo vediamo in Rotta verso l'ignoto: ho amato questo Spock 'ammorbidito', che parla di logica soltanto all'inizio, mentre prima diceva che la logica era tutto. E così disteso, e sembra anche molto arrabbiato con la sua protetta nel film. La obbliga ad una fusione mentale per ottenere delle informazioni: questo non èun comportamento molto vulcaniano. Tipicamente avrebbe dovuto essere piuttosto riservato e calmo, ma non lo era: ci sono sfumature e differenze tra questi personaggi."
La conoscenza di Russ dei Vulcaniani è tale che non si allontana mai dai rigidi limiti del comportamento appropriato, e non passa settimana in cui non telefona allo scrittore o al produttore, solitamente Jeri Taylor. "L'ho chiamata a casa nei fine settimana un paio di volte. Non è così strano, perché è il momento in cui lei lavora alle storie ed è molto disponibile per queste cose. Adesso è diventata una barzelletta: ogni volta che chiamo l'ufficio, le segretarie dicono: 'Oh no, ecco che ricomincia'. Solitamente, per ogni copione ci sarà una telefonata, di norma sul dialogo. Sono piccole cose, 'questa frase è troppo casual', o 'quella espressione non è vulcaniana'. Piccolezze." Le cose importanti per Tim Russ sono aspetti della trama, cose che non seguono i canoni della storia vulcaniana o del suo concetto di Tuvok. Una discussione di questo tipo sorse sul copione di Fattori primari, dove Tuvok sostiene un'azione sovversiva per aiutare la nave nel suo viaggio verso casa. Un altro problema nacque durante Intruso a bordo, e affrontava un problema di fisionomia vulcaniana. "Una delle cose che mi da' più fastidio, sia nei film che nella serie, è quando i fatti o gli eventi non sono coerenti," spiega. "In particolare se si tratta di fantascienza, stabilisci dei precedenti in argomenti che non sono mai stati trattati prima. Se devi farlo, non puoi introdurre più avanti nella storia cose che contraddicono le premesse fatte all'inizio, o ti trovi con un buco nella storia. Capisco che si possano trovare piccoli problemi ogni tanto, qua e là, ma di solito si risolvono in 5 minuti.
"Se hai una nuova serie, come Babylon 5, di cui non hai mai visto niente prima, c'è un diverso processo di scoperta. Sei tu che disegni la traccia. Ma se la traccia è già stata creata da qualcun altro, non puoi uscire di pista, altrimenti hai dei problemi seri. Se non fai distinzioni tra i personaggi, allora non ha senso crearli. Quando un personaggio ben sviluppato entra nella stanza tu, come parte del pubblico, all'incirca sai quello che intende fare o dire. Anche se è un personaggio imprevedibile, deve comunque essere coerente. Puoi sempre scoprire nuovi elementi del personaggio nelle sfumature della trama o in situazioni particolari, ma devono essere coerenti con il modo in cui il personaggio si comporterebbe."
Anche se Russ non ha mai parlato con Nimoy, condividono un comportamento protettivo, da custode, nei confronti del loro personaggio, e l'abitudine di bersagliare i produttori con domande e preoccupazioni. "Deve essere stato ancora più difficile allora," dice Russ. "Anche se poteva discuterne con Gene Roddenberry, e scommetto che Gene era disposto ad ascoltare; penso fosse quel tipo di individuo. Immagino che dovesse lottare per quello che voleva, ma scommetto che lo otteneva molto spesso. Credo che abbia cominciato con un minimo profilo del suo personaggio, e che l'abbia costruito lentamente secondo le necessità degli episodi. Più tardi ha dovuto mettersi in mezzo, dicendo 'Queste sono le basi che mi avete dato: adesso mi state dicendo di andare contro tutto ciò.' Questo è il lavoro dell'attore, prendere la creta e modellarla fino a farla diventare qualcosa. Non puoi semplicemente guardare la pagina di un dialogo e recitarla senza sapere quello che stai facendo."
Russ ci da' un esempio in una scena di Uno strappo alla regola, in cui Tuvok crea una sorta di scuola serale dell'Accademia della Flotta Stellare, per i membri dell'equipaggio che erano Maquis. In questa storia, Tuvok asserisce di essere ligio al protocollo, eppure, come Russ ci spiega, "Chiaramente, in Fattori primari, lo ha violato su ogni linea. Poi, due episodi dopo, lo senti parlare di quanto sia fedele al protocollo? Questi sono proprio i problemi di cui parlavo. C'è una frase, in una scena che abbiamo appena girato, in cui dico: 'Ho sempre rispettato le decisioni del capitano'. Ho faticato a dirlo, sapendo che veramente ha violato il protocollo e fatto le cose alla sua maniera. Alle fine, tutto si chiude con un: 'è molto difficile restare fedele al personaggio e credere in lui, se poi fai continuamente cose contrarie al suo modo di essere'."
Il lavoro continua per Russ, già tornato alle sue orecchie a punta per la seconda stagione di Voyager. Le lunghe ore in scena vengono interrotte con scherzi, barzellette ed una vera amicizia tra cast e tecnici. Con nove persone nel cast ci sono episodi in cui Tuvok ha un ruolo minore, lasciando a Russ qualche prezioso giorno libero, che lui utilizza per fare autografi per i fan. E una stagione lunga, e può stancare. Finiamo un episodio il martedì mattina, e cominciamo quello seguente martedì pomeriggio. Così finisci una cosa e salti dentro quella dopo totalmente fuori sequenza: ci vuole molto tempo. I fine settimana li passi studiando il copione per la settimana dopo.
Nonostante gli orari così lunghi, chiaramente Russ si è assestato in ciò che sembrerebbe un lungo periodo di tempo per modellare la sua creta, proteggere le fondamenta, tenersi in carreggiata, e restare in sella. Tra qualche anno aspetterà ancora con ansia l'arrivo del copione. "Gli scrittori faranno di tutto per contrastare ciò che era stato stabilito fino a quel momento. Mi daranno creature aliene, mi altereranno chirurgicamente, faranno di tutto per contrastare Tuvok. Non importa tanto il mio personaggio, è la storia che conta. Per me sono le cose più affascinanti: la trama, le premesse fantascientifiche. Siamo là, seduti nelle roulotte, pensando: 'come sarà la prossima storia?' Cercando di ottenere in anticipo il copione dal dipartimento trucco (arriva prima a loro, sapete, prima di tutte le revisioni e cose del genere), solo per vedere com'è la storia.., e sono sicuro che parlerò ancora molte volte con Jeri al telefono."

Di Dale Kutzera
Tratto da Cinefantastique, Vol.27 n.4/5, Gennaio 1996 Traduzione di Joanne Kay e Micaela Esposito


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